Confronti

Lucia Rose Buffa ci ha raccontato, con un delizioso accento inglese, il suo progetto More than meets the eye e la sua percezione di Bolzano. 

Ciao Lucia, raccontaci di te. Il tuo accento non mente, da dove vieni?
Sono nata in Italia, ma quando ero molto piccola la mia famiglia si è trasferita in una cittadina dell’Inghilterra. Mia madre è inglese, mentre mio padre è italiano. Quando ero in Inghilterra ho sempre pensato di essere almeno un po’ italiana. All’età di vent’anni sono tornata in Italia per frequentare l’università e mi sono detta “Wow, io non sono per niente italiana”. Ma più passa il tempo, più mi accorgo di acquisire abitudini e modi di fare italiani. Più sto a Bolzano e più mi sento italiana.

Come vivi la tua multiculturalità? 
In Inghilterra non avevo amici che condividevano un’esperienza simile alla mia, mentre qua a Bolzano ho conosciuto tante persone che hanno famiglie multiculturali e che hanno vissuto in più di una nazione. Poi all’università ho sviluppato un progetto che prendeva le mosse dalla domanda “Identity?”. È stato in quel periodo che ho iniziato a riflettere sul tema dell’identità multiculturale e a sentirlo come un concetto che mi appartiene. 

È da questo progetto che nasce l’idea di More than meets the eye?
Sì, si tratta di un esercizio di grafica al corso dell’Università, che richiedeva di realizzare un poster per l’apertura di un centro per il turismo critico di fantasia. Ho preso delle vecchie immagini dall’Archivio fotografico della Provincia e sono andata a scattare le stesse fotografie nello stesso luogo con la mia macchina fotografica. In seguito le ho messe a confronto utilizzando Photoshop. Ora l’idea è quella di sviluppare questo progetto nel futuro, includendo ulteriori immagini d’archivio di tutti i quartieri della città di Bolzano.

Nell’archivio ci sono tantissime foto, perché sei stata attratta da queste tre? 
Secondo me la città di Bolzano spesso non viene rappresentata in maniera completa. Si pensa subito ai mercatini di Natale, allo Speck o alle mucche. In realtà Bolzano ha una cultura e una storia molto ricca. Con questo lavoro ho cercato di parlare del quotidiano, della semplicità. Queste per me sono foto “neutrali”, scattate in giornate ordinarie. Nell’Archivio ho trovato molte fotografie a sfondo politico o scattate durante le guerre, ma ho voluto concentrarmi sulla quotidianità della realtà. Per questo ho riprodotto le fotografie spontaneamente, in giornate normalissime senza pensarci troppo o calcolare le luci. 

Cos’hai provato quando hai preso in mano fotografie scattate molti anni fa da persone sconosciute? 

A me piace molto collezionare fotografie antiche. Ricerco sempre questo tipo di immagini nei negozi di antiquariato o ai mercatini delle pulci. Pur non sapendo chi le ha scattate, per me hanno una carica emozionale molto potente. 

Che sentimenti ti ha suscitano suscitato mettere in comunicazione due epoche diverse?
La cosa che mi ha colpito di più è che in fin dei conti è rimasto tutto uguale. Prediamo in considerazione il poster che rappresenta Piazza Domenicani. Conoscendo molto bene la piazza, mi suscita un po’ di meraviglia vedere che non è cambiata poi molto. Gli edifici e l’architettura sono gli stessi. Se non fosse per i vestiti delle persone e per l’autobus sarebbe una scena molto simile ad oggi. Per tanti versi è la stessa piazza di 60 anni fa, ma allo stesso tempo molte cose sono cambiate. Per esempio, la brillantina nei capelli di quel ragazzo che si tiene al palo di sicuro non la troviamo più ai giorni d’oggi !

Hai cambiato la tua percezione di Bolzano con questo progetto?

Sì. È strano perché con questo progetto ho iniziato a pensare di conoscere meglio Bolzano rispetto alla città dove sono cresciuta in Inghilterra. Ora Bolzano la sento più mia: l’ho esplorata di più e quindi mi ci sento molto più legata.

Cos’è per te la Memoria?
Per me la memoria non è fotografia, però la fotografia può essere memoria. 


Cos’è per te l’Anima?
Movimento. In tutti i sensi. Qualcosa di morto non si muove e non ha anima. Mentre le cose che si muovono fisicamente, che si sviluppano o progrediscono sono vive e con un’anima. In queste foto c’è movimento. C’è la vita che muove ogni cosa.