Nato grazie al progetto europeo
"Museum as Toolbox" e alla collaborazione con Museion, “From Agadez to home” è il tentativo di ricreare le
sensazioni di un viaggio lungo quattro anni. Il video porta il visitatore a
confrontarsi con l’esperienza dello spostamento umano: un viaggio nella sua
accezione di migrazione perpetua, un viaggio come spostamento
fisico ma anche una traduzione della sua accezione interiore.
Lo schermo è diviso in
tre sezioni: il primo schermo “From Agadez” mostra ciò che ci si è lasciati
alle spalle, un’altra terra; un mondo ormai lontano che ci sforziamo di
ricordare e mettere a fuoco. Il deserto e il mare sono i protagonisti, ma sono
anche l’immagine di una natura più ostile e di una difficoltà nel
relazionarsi con il ricordo.
Il secondo schermo “To” è la voce umana del
racconto. Saikou Jagne è il giovane protagonista di questo segmento. Saikou
vive in una struttura di accoglienza in Alto Adige e dopo un’odissea lunga
quattro anni ora il suo presente è immobile. La sua voce rompe il silenzio
della stasi.
Infine il terzo schermo “Home” è l’utopia della possibile ricostruzione di
una vita dopo aver perso tutto. Lasciandoci alle spalle ogni giorno un
frammento in più di noi stessi ci ricostruiamo nell’incontro con gli altri.
Una momentanea condizione che ci dà la forza di continuare.
La triplicità dell’immagine
video determina fasce temporali distinte: il ricordo, la riflessione e il
desiderio. La divisione agisce anche a livello dei contenuti visivi:
spostamento, stasi e unione. Il suono fa sì che gli schermi comunichino fra
loro in progressione, pur mantenendo una loro particolarità.